Inutile negarlo: la disuguaglianza di genere esiste anche nel settore culturale.
Da un lato sempre più donne ricoprono posizioni chiave nel settore museale e dei Beni Culturali, ma le opere d’arte delle donne – come dimostra lo studio Gender Bias in Art intitolato “Il genere è negli occhi di chi guarda?” pubblicato dall’Università di Oxford – vendono il 47,6% in meno rispetto a quelle degli uomini.
E questo se prendiamo in considerazione solo le arti visive.
Cosa dire della presenza femminile nell’industria musicale? I ruoli manageriali sono prevalentemente in mano agli uomini e quando troviamo artiste ai vertici delle classifiche, troppo spesso assuefatti da una dieta mediale in cui la donna-oggetto continua a primeggiare, l’attenzione è posta più sull’apparenza che sul contenuto.
E intendiamoci, non c’è nulla di male a preferire il tacco 12 alla tuta.
Il punto è dov’è la nostra libertà di scelta? Quanto siamo o non siamo condizionate? Troppo spesso continuiamo ad essere definite dallo sguardo patriarcale che non tollera la nostra indipendenza, ma ci critica anche se non siamo abbastanza femme fatale. Anche nella nostra produzione artistica.
In un articolo per AgCult Paola Dubini riporta l’esempio eloquente dello studio di Goldin e Rause che ha rilevato una significativa crescita dell’assunzione di donne nelle orchestre dei principali teatri dopo che le audizioni sono state svolte dietro ad una tenda e a piedi scalzi.
Per quanto riguarda la letteratura e i film la stereotipizzazione dei ruoli è ancora molto forte con la figura dominante che è spesso maschile e anche quando la protagonista è di genere femminile troppe volte ha bisogno di un intervento da parte di un “salvatore” esterno.
Nel gennaio 1971 Linda Nochlin pubblica un saggio intitolato “Why Have There Been No Great Women Artists?” (Perché non ci sono state grandi artiste?) per indagare le ragioni di un’assenza di cui però era necessario innanzitutto mettere in discussione i presupposti. Infatti il luogo comune del grande artista dotato di genialità è piuttosto insidioso e conferisce agli autori un potere statico e indiscutibile. Sappiamo invece che il talento va coltivato, maturato con lo studio e la pratica in un contesto che offra esperienze e possibilità di crescita.
Ma come nota Angela Maderna “come avrebbe potuto esistere una donna artista incisiva al pari di Michelangelo o Van Gogh dal momento che sappiamo, per esempio, che alle donne era negato l’accesso alle accademie prima e che poi, fino alla fine dell’Ottocento, era loro interdetta la partecipazione alle lezioni di nudo (se non naturalmente come modelle)?”. Il campo delle possibilità risulta molto ristretto e conseguentemente porta ad un’oggettiva situazione di svantaggio.
Sostiene Nochlin che «Il nocciolo della questione è che, per quanto ne sappiamo noi, non vi sono state grandi artiste – sebbene ne siano esistite molte interessanti e capaci che non sono state abbastanza studiate e apprezzate – come non vi sono grandi pianisti jazz lituani o grandi tennisti eschimesi, indipendentemente da quanto noi possiamo desiderare che ve ne siano”.
Ma tra le varie soluzioni ipotizzate, le quote di genere non possono bastare neanche nel settore culturale. Diversamente rischiamo di fermarci in superficie, perché “non si può pensare d’indurre un cambiamento attraverso un’imposizione”, sostiene Maderna.
D’altro canto è necessario monitorare i numeri, così come fanno le Guerrilla Girls che dagli anni Ottanta agiscono anonimamente, con il volto coperto da una maschera da gorilla, per opporsi al sessismo e al razzismo nel mondo dell’arte.
Una delle opere più significative del collettivo è Do Women Have to be Naked to Get Into the Met. Museum?, manifesto del 1989 che paragonava il numero delle opere di artiste esposte a quello dei nudi femminili mostrati all’interno del Metropolitan Museum of Art di New York.
Aggiornato nel 2012 le percentuali non sono particolarmente confortanti.
La differenza di genere non può diventare un elemento di discriminazione (né in un senso, né nell’altro), ma serve un cambio di paradigma culturale per non chiudere gli occhi di fronte ad un problema complesso che riguarda la dimensione sociale e quella della giustizia. Per non escludere nessuno.
PER APPROFONDIRE
The Feminist Artists Who Changed the World, DailyArt Magazine, 2021
Guerrilla Girls – You Have to Question What You See, TateShots, 2018
Feminists: What Were They Thinking?, Netflix, 2018